lunedì 11 giugno 2012

Ci sono luoghi che incutono sacro terrore


Non è l’avventura classica che alberga tra le pagine di Janet la storta, non è il tesoro delle storie dei pirati, né il ricordo di Jim e Silver.
Il racconto di Robert Louis Stevenson, pubblicato da Orecchio Acerbo nella collana “Lampi Light”, è una storia fantastica in cui il grande scrittore inglese da voce ad atmosfere mortifere, a lotte tra il bene e il male, a tempeste dell’anima. I turbamenti, gli sguardi inquieti, le fattezze sghembe dichiarate nelle parole, diventano visibili attraverso l’accurato lavoro di figure di Maurizio A. Quarello.
All’inizio è un bianco e nero calibrato, utile per delineare le caratteristiche dei personaggi, poi il nero invade anche gli animi e quando le immagini richiedono l’uso del colore Quarello attinge ai colori polverosi di un’estate torrida, a marroni ombrosi, a tinte forti che raccontano la tragedia.
Il suo segno segue il narrato della vita del reverendo Murdoch Soulis, lo descrive giovane con lo sguardo aperto al mondo e poi anziano, solitario, sfuggente e disperato.
Un racconto di fantasmi, di demoni, che riporta la doppia identità de Lo strano caso del Dottor Jeckyl e Mister Hyde, una storia che abbandona momentaneamente la luce per muoversi tra le ombre di figure infernali abilmente intrecciate dalla penna di Stevenson, perché come ci ricorda Goffredo Fofi:
“Stevenson sapeva bene che la parte nera è altrettanto reale della parte bianca, e quanto sia indispensabile per tutti l’affermazione della parte buona sulla parte cattiva, o meglio, la ricerca di un equilibrio…”.
Silvana Sola

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