giovedì 29 agosto 2013

ll tiepido sole invernale di Buenos Aires



Nella bellissima libreria Eterna Cadencia, a Buenos Aires, ho partecipato ad un incontro con lo scrittore argentino Sergio S. Olguìn. Era sera, ero provata dall'intera giornata di lavoro in fiera, stanca, e, soprattutto, non avevo letto nulla di lui, quindi faticavo a seguire. Ascoltavo Silke, la traduttrice tedesca dei suoi libri e mi deliziavo del suo spagnolo con inflessioni tedesche, facile da seguire e divertente. Silke traduce i grandi sudamericani, ma non disdegna la letteratura infantil y juvenil, come dicono laggiù. Si è tanto appassionata da scrivere anche storie sue e il suo primo libro per ragazzi uscirà da Fisher nel 2014. Tornata a casa ho cercato il romanzo per ragazzi di Sergio, La squadra dei miei sogni, pubblicato da Feltrinelli nel 2007, un libro utile che mi ha portato in una Buenos Aires che non ho visto. Della vita dei più poveri avevo chiesto alle amiche durante le giornate argentine, frettolosamente, nei rari momenti di libertà dagli incontri di lavoro. Alicia Salvi, grande esperta di letteratura mondiale, in giuria Andersen nel 2006 e 2008, mentre mangiavamo un'insalata al sole invernale, in un luogo di nome Modena circondato da articoli Ferrari, mi ha raccontato un po' della grande bidonville. Ora la ritrovo nel romanzo di Sergio e con lui posso imparare a conoscere più a fondo la città. Nel romanzo si coglie il peso dei pesos, cioé il peso di dover fare sempre i conti, di fare grande attenzione ai conti, ansia e preoccupazione che ho colto anche nel mio breve soggiorno a Buenos Aires. Il denaro, la corruzione, la fatica di tirare avanti per tante persone, non solo per quelle che abitano nella bidonville, ma anche per i tanti che si danno da fare come possono, dal gestire un negozio di verdure, al commercio di beni importati. Le importazioni sono state e continuano ad essere un problema e il mercato nero, sia delle valute che delle cose è fiorentissimo. Con Alicia ho poi trascorso una serata in un caffé . Qui abbiamo affrontato il tema del passato, del suo passato: sei amici scomparsi, possibilità di raggiungere il Brasile per doppio passaporto, ma la rinuncia per rimanere ad accudire il padre gravemente ammalato. Poi i figli e una situazione lavorativa durissima, niente insegnamento all'Università, nonostante non avesse compiuto nessun atto, solo la parola, scritta, pronunciata. Mi tornavano alla mente tanti racconti degli argentini venuti in Italia, le immagini di Le matite spezzate, un film didascalico ma utile, lo sguardo verso il Rio della Plata sollecitava il ricordo dei corpi buttati da aerei in volo. Gli antropologi forensi, molto bravi, hanno fatto un ottimo lavoro, mi ha detto Alicia. Non sapevo chi fossero e cosa facessero gli antropologi forensi, e nemmeno la mia amica regista Elisabetta Lodoli lo sapeva prima di dirigere il bellissimo documentario Stolica, vent'anni dopo la guerra nella ex Iugoslavia. Anche lì gli antropologi forensi lavorano sodo. Dittature, guerre, massacri, e ci accingiamo a ricordare il massacro della Grande Guerra. 

 

Per continuare il mio percorso mentale argentino ho letto il bel romanzo di Daniela Palumbo Sotto il cielo di Buenos Aires, pubblicato quest'anno da Mondadori. Gli Italiani in Argentina, tanti; le amiche argentine mi avevano subito accolta dicendo che ogni famiglia argentina ha un italiano fra i suoi rami. Il racconto di Daniela parte dagli anni Cinquanta del secolo scorso, e arriva ai nostri giorni, giorni nei quali in ogni parte del mondo persone sono impegnate ad aiutare i figli della dittatura a ritrovare una loro identità. Il romanzo ricostruisce il travagliato percorso dei bambini dei desaparecidos, assegnati a nuove famiglie, bambini cresciuti, diventati donne e uomini, a cui è stata rubata una parte di esistenza, di memoria, di verità. Mi sono molto commossa fra le belle pagine di Daniela e penso che anche Alicia Salvi e tutte le donne argentine che ho incontrato, mie coetanee ma anche tante giovani, intelligenti, preparate, responsabili di istituzioni, seguirebbero il racconto con partecipazione. E aggiungo che sicuramente apprezzerebbero anche Le valigie di Auschwitz, un romanzo pubblicato da Piemme, che ha portato a Daniela tanti riconoscimenti, oltre che la traduzione in castigliano, catalano e altre lingue.
E l'Argentina mi aspetta stasera al cinema Lumière di Bologna, che apre proprio la stagione con un film argentino.
Grazia Gotti


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