mercoledì 21 settembre 2016

Come un sasso in un soufflé


Mi sono imbattuta in questo romanzo grazie ad un articolo di repubblica.it che ho trovato citato (o come si dice nella lingua della rete “linkato”)  in un gruppo Facebook dedicato alle sorelle Brontë.
Il fatto che la protagonista fosse una ragazzina intelligente, che l'epoca fosse quella vittoriana e che nell'articolo l'autrice Frances Hardinge citasse Charlotte Brontë, mi sono sembrate tre ragioni sufficienti per presentarmi  il giorno stesso in libreria e acquistarlo.
Il romanzo ha vinto il premio Costa Award e rientra nella categoria “fantasy young adult”. Non amo molto le etichette, ma se devo proprio, lo definirei un romanzo di formazione che ha tutte le caratteristiche per essere apprezzato dai ragazzi ed essere godibile  anche al palato letterario di un adulto, soprattutto grazie alla lingua. La Hardinge  orchestra la storia usando sapientemente le parole. Durante la lettura si ritorna con piacere sulle frasi, un brivido di piacere per una bella scrittura che il lettore appassionato conosce bene. Non racconterò qui la trama, perché facendolo sottrarrei il piacere della scoperta degli eventi che si rincorrono per tutta la storia. Posso però dirvi che cosa ci troverete.
La storia di Faith, una ragazzina matura, materna con il fratellino, responsabile.
Una ragazzina intelligente e appassionata di scienza, che deve nasconderlo, perché "la mente femminile è una cosa completamente diversa (...) e del tutto incantevole, alla sua maniera! Ma troppo intelletto la guasterebbe e appiattirebbe, come un sasso in un soufflé."
Un ragazzina arrabbiata, orgogliosa e coraggiosa perché "c'era una vera e propria fame in lei, e alle ragazze non si confaceva essere fameliche. Le ragazze dovevano sbocconcellare con parsimonia a tavola, e le loro menti dovevano accontentarsi di una dieta morigerata. Poche lezioni stantie da parte di una istitutrice stanca, passeggiate monotone, passatempi vacui. Ma tutto questo a lei non bastava. "
E poi ancora, la miseria delle debolezze  umane, per livore, per difesa, per cupidigia.
La battaglia, in un momento storico in cui le teorie darwiniane hanno da poco fatto la loro apparizione, tra la fede nella creazione e quella nell'evoluzione.
L'elemento magico centrale che potrebbe dare una conclusione a questa battaglia.
E infine, un mistero che si trasforma in giallo appassionante, dai toni dark, che ti tiene incollato alle pagine, che ti fa desiderare, quando devi chiudere il libro fra una lettura e l'altra, di ritornarci prestissimo, perché sei ancora dentro la storia o perché la storia è ancora dentro di te.
Frances Hardinge ha un bel sito, dove leggiamo che indossa sempre un cappello nero e che è notoriamente “non-fotografabile”. Sembra che abbia una gemella cattiva senza cappello, che si veste di bianco. Ma non è confermato.


In Italia è stato tradotto un altro suo romanzo, Volo nella notte, per i tipi Fabbri, attualmente fuori catalogo.
Nell'intervista su Repubblica, Frances Hardinge dice: “Il mio non è un romanzo sulle bugie che ci raccontiamo l'un l'altro, ma su quelle che diciamo a noi stessi perché la verità fa troppa paura”.
Un romanzo da leggere, un'autrice da scoprire.

Elena Rambaldi

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