martedì 6 settembre 2016

Qualcuno ha detto che gli scrittori muoiono di fame..., allora perché scrivere?


E' riapparso da poco sugli scaffali Professione Spia, di Louise Fitzhugh.
In catalogo per Mondadori, nuova e bella copertina firmata da Vanna Vinci, il libro vide la luce , negli Stati Uniti, nel 1964.
Insignito di molti premi il romanzo scelto da Francesca Lazzarato, nel 1989, nella collana “Gaia”, ha al suo attivo due adattamenti cinematografici. La protagonista Harriet ha undici anni, una passione dichiarata per la scrittura, uno sguardo attento a tutto ciò che la circonda, una penna sagace, schietta, diretta, quasi brutale. Gira sempre con un taccuino in tasca che riempie di considerazioni su tutti coloro che incontra o che va ricercando. Si muove come un'abile spia, vede ciò che gli altri non vedono, segue intrecci famigliari, curiosa, annota le caratteristiche di tutti, sconosciuti, conosciuti, parenti, amici.
Ma ciò che lei fissa, con metodo, sulla carta, spesso non è ciò che gli altri vogliono sentir dire di sé stessi: gli amici sono offesi, attorno a lei si fa il vuoto, alla sedicente spia di contrappone un club Antispia.
Il plot narrativo rimetterà insieme pezzi che sembrano irrimediabilmente distrutti e darà la possibilità al lettore di immaginare una nuova storia pronta per essere narrata.
Sono trascorsi oltre cinquant'anni da quando la brava scrittrice americana diede alle stampe il suo romanzo per ragazzi.


Tradotto in diverse lingue, oltre quattro milioni di copie vendute, il libro sopravvive a mode editoriali effimere, classico del Novecento che chiede di poter avere un posto sugli scaffali, negli elenchi dei libri suggeriti, tra i romanzi che si muovono attraverso il passaparola.

Silvana Sola

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